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L'archivio dell'Inquisizione di Padova fu bruciato il 17 luglio 1797 dalla municipalità alle dipendenze dell'esercito francese di occupazione; il manoscritto 737 della Biblioteca Antoniana è l'unico testo superstite che getta ora qualche luce sull'attività plurisecolare di quel tribunale della fede. Fu compilato dall'inquisitore toscano Giovanni Angeli nei mesi iniziali del suo servizio padovano nel 1659 quale prontuario per il suo lavoro giornaliero e contiene il regesto di centinaia di lettere e di altri documenti inviati a Padova dalla Congregazione romana del Sant'Ufficio dal 1567 al 1660 con direttive, valutazioni, riprensioni concernenti processi di imputati in corso in questa Inquisizione. Poiché a motivo del segreto d'ufficio padre Angeli si limita a segnare la pagina e il numero del registro dell'archivio, però omette costantemente il nome degli inquisiti e appunta raramente la data di emissione, nella trascrizione del manoscritto il curatore ha cercato di datare e contestualizzare, per quanto possibile, i documenti attingendo a diverse fonti edite e inedite, sia romane sia locali.